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SALUTE E SICUREZZA NEI LUOGHI DI LAVORO. INTERVISTA A MARCO SPEZIA

 
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Proseguono interrogatori, ispezioni e acquisizioni di documenti da parte della Procura di Prato che sta indagando sul disastro al deposito Eni di Calenzano del 9 dicembre. L’ipotesi sul tavolo della Procura è che non siano state rispettate le norme di sicurezza, in particolare per quanto riguarda le due squadre di manutentori al lavoro mentre si effettuavano, a poca distanza, le operazioni di carico delle autobotti. Ben cinque in quel momento presenti all’interno delle pensiline Eni.

L’inchiesta è condotta dal procuratore capo di Prato, Luca Tescaroli, che sta cercando di ricostruire l’esatta dinamica dell’esplosione nel deposito Eni di Calenzano in cui lunedi scorso sono sono morte 5 persone e altre 29 sono rimate ferite. Sotto esame se quanto contenuto nel Piano di rischio dell’impianto sia stato valutato correttamente o se invece sia stato sottostimato, documento già acquisito dalla Procura insieme ad altri protocolli e contratti di lavoro tra le varie sedi delle aziende coinvolte.

Si delineano responsabilità molteplici, in primis sul piano della sicurezza, dove sarà fondamentale appurare la compatibilità delle operazioni di manutenzione e riparazione, come è ormai chiaro si stesse effettuando in quelle ore per conto della Sergen di Potenza, incaricata ENI, mentre sulle corsie attigue gli autotrasportatori, tutti dipendenti della Bt di Roma, stavano procedendo all’approvigionamento di carburante.

Di certo c’è che la mattina dell’esplosione al deposito Eni di Calenzano erano in corso due distinti interventi di manutenzione agli impianti. Uno alla pensilina numero 7, accanto a quella dell’esplosione, riguardava una condotta di alimentazione per il carico di carburante ai camion. L’altro intervento invece riguardava la riparazione di due raccoglitori di vapori – uno più piccolo, uno più grande – che da tempo risultavano malfunzionanti e che sono proprio alla corsia 6, quella dell’esplosione. Lo si apprende da fonti inquirenti. Vapori di benzina e di altri carburanti si formano nelle fasi di pompaggio dei prodotti nelle autobotti.

Proprio questa mattina si è svolto un nuovo sopralluogo insieme ai consulenti tecnici incaricati di una perizia sugli apparati industriali del deposito.

“Ci risulta che in alcuni depositi, come anche quello di Calenzano, vengano svolte attività promiscue. Succede di andare a rifornire le autobotti mentre in una corsia limitrofa, vicina, vengono fatte riparazioni o manutenzioni. Le attività di carico non vengono sospese quando ci sono interventi di riparazione” cosi’ la testimonianza di un autotrasportatore.

Infine, è stato reso noto che le salme delle cinque vittime dell’esplosione devono restare ancora a disposizione dell’autorità giudiziaria, presso l’istituto di Medicina legale di Careggi, per l’espletamento di altri accertamenti dopo le autopsie, che sono state effettuate venerdi scorso.

Negli stadi di calcio di Firenze e Empoli sono apparsi nel fine settimana striscioni in ricordo delle vittime di Calenzano. “Di lavoro si muore perche’ di precarieta’ si vive” lo striscione esposto ad Empoli. Tra gennaio e ottobre 2024 in Italia le vittime sono state 890.

Abbiamo parlato di sicurezza nei luoghi di lavoro e nel territorio con Marco Spezia, ingegnere della salute e della sicurezza sui luoghi di lavoro Ascolta o scarica

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L’inchiesta è condotta dal procuratore capo di Prato, Luca Tescaroli, che sta cercando di ricostruire l’esatta dinamica dell’esplosione nel deposito Eni di Calenzano in cui lunedi scorso sono sono morte 5 persone e altre 29 sono rimate ferite. Sotto esame se quanto contenuto nel Piano di rischio dell’impianto sia stato valutato correttamente o se invece sia stato sottostimato, documento già acquisito dalla Procura insieme ad altri protocolli e contratti di lavoro tra le varie sedi delle aziende coinvolte.

Si delineano responsabilità molteplici, in primis sul piano della sicurezza, dove sarà fondamentale appurare la compatibilità delle operazioni di manutenzione e riparazione, come è ormai chiaro si stesse effettuando in quelle ore per conto della Sergen di Potenza, incaricata ENI, mentre sulle corsie attigue gli autotrasportatori, tutti dipendenti della Bt di Roma, stavano procedendo all’approvigionamento di carburante.

Di certo c’è che la mattina dell’esplosione al deposito Eni di Calenzano erano in corso due distinti interventi di manutenzione agli impianti. Uno alla pensilina numero 7, accanto a quella dell’esplosione, riguardava una condotta di alimentazione per il carico di carburante ai camion. L’altro intervento invece riguardava la riparazione di due raccoglitori di vapori – uno più piccolo, uno più grande – che da tempo risultavano malfunzionanti e che sono proprio alla corsia 6, quella dell’esplosione. Lo si apprende da fonti inquirenti. Vapori di benzina e di altri carburanti si formano nelle fasi di pompaggio dei prodotti nelle autobotti.

Proprio questa mattina si è svolto un nuovo sopralluogo insieme ai consulenti tecnici incaricati di una perizia sugli apparati industriali del deposito.

“Ci risulta che in alcuni depositi, come anche quello di Calenzano, vengano svolte attività promiscue. Succede di andare a rifornire le autobotti mentre in una corsia limitrofa, vicina, vengono fatte riparazioni o manutenzioni. Le attività di carico non vengono sospese quando ci sono interventi di riparazione” cosi’ la testimonianza di un autotrasportatore.

Infine, è stato reso noto che le salme delle cinque vittime dell’esplosione devono restare ancora a disposizione dell’autorità giudiziaria, presso l’istituto di Medicina legale di Careggi, per l’espletamento di altri accertamenti dopo le autopsie, che sono state effettuate venerdi scorso.

Negli stadi di calcio di Firenze e Empoli sono apparsi nel fine settimana striscioni in ricordo delle vittime di Calenzano. “Di lavoro si muore perche’ di precarieta’ si vive” lo striscione esposto ad Empoli. Tra gennaio e ottobre 2024 in Italia le vittime sono state 890.

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